Endometriosi: domande di invalidità per creare storico previdenziale!!!

Endometriosi: domande di invalidità per creare storico previdenziale!!!

In Italia tre milioni di donne che hanno ricevuto una diagnosi di endometriosi.

L’endometriosi in Italia riguarda dal 10% al 15% delle donne in età riproduttiva de dal 30% al 50% di coloro che hanno problemi di infertilità o difficoltà a rimanere incinte.

Causa dolore e problemi fisici, ma la per la diagnosi può essere complessa. Talvolta passano diversi anni e risorse economiche. Alcuni studiosi hanno dimostrato che l’endometriosi è correlata anche a sintomi psichiatrici quali ansia, depressione, in particolar modo, ma anche stress e scarsa qualità della vita.

Gli stadi clinici più gravi dell’endometriosi sono considerati patologie croniche e invalidanti e danno diritto a esenzioni dalle prestazioni specialistiche. Attualmente nel nostro Paese circa 300.000 persone che godono di queste esenzioni.

Il Ministero della Salute indica i sintomi più comuni dell’endometriosi che includono dolore, perdite di sangue, astenia, ipotermia e fenomeni depressivi. La sub-fertilità e l’infertilità sono anche sintomi comuni, presenti in circa il 30-40% dei casi.

Dal punto di vista dell’invalidità e quindi dei diritti in ambito lavorativo,  al terzo e quarto stadio può essere riconosciuta una percentuale variabile di invalidità con un massimo che però non supera il 25%. Inoltre, si parla anche di terzo e quarto stadio con “complicanze”, una specifica che circoscrive ulteriormente il campo e che permette di arrivare al 30% solo ad alcune delle pazienti che soffrono di forma moderata e grave e di un particolare quadro clinico.

In ogni caso, nonostante sia veramente bassa la percentuale di invalidità riconoscibile alle persone che hanno l’endometriosi, consigliamo di inoltrare domanda per creare uno storico previdenziale nel quale inserire eventuali malaugurati peggioramenti che ci possono essere relativamente a quella patologia o ad altre collaterali. Così facendo si potrà eventualmente nel tempo ottenere un “aggravamento” e si eviterà una pratica di nuovo “riconoscimento”.

Fonte Uniciv

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